“Amava l’immensità non perché lo facesse pensare a Dio, ma perché dove c’è più spazio, meglio si respira; amava le stelle, non perché le considerasse altrettanti mondi che girano nello spazio, ma perché trovava piacevole avere sopra la testa un baldacchino blu bordato di diamanti; amava le grandi foreste, non perché i loro recessi sono pieni di voci misteriose e poetiche, ma perché la volta fitta proietta un’ombra che i raggi del sole non arrivano a penetrare”.
“L’oscurità cominciò a calare dapprima nei punti più bassi, salendo come una marea lungo i tronchi d’albero, sulle fiancate delle rupi, sui pendii della montagna, portando con sé il silenzio e scacciando un po’ alla volta le ultime luci del giorno, che si rifugiarono in cima al picco, oscillarono per un attimo come le fiamme di un vulcano, poi a loro volta si estinsero, sommerse da quel mare di tenebre”.
“I cuori feriti sono fatti così: la gratitudine se ne va attraverso la deriva, e il dolore diventa un giudice rigoroso”.
(Alexandre Dumas)
(da: “Georges”)
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Dello stesso autore:
– Il conte di Montecristo
– I tre moschettieri
– Mercedes
– Addio Parigi!
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