E così vorresti fare lo scrittore?
Se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo
a meno che non ti venga dritto
dal cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo.
Se devi startene seduto per ore
a fissare lo schermo del computer
o curvo sulla macchina da scrivere
alla ricerca delle parole,
non farlo.
Se lo fai solo per soldi o per fama,
non farlo
se lo fai perché vuoi
delle donne nel letto,
non farlo.
Se devi startene lì a
scrivere e riscrivere,
non farlo.
Se è già una fatica il solo pensiero di farlo,
non farlo.
Se stai cercando di scrivere come qualcun altro,
lascia perdere.
Se devi aspettare che ti esca come un ruggito,
allora aspetta pazientemente.
Se non ti esce mai come un ruggito,
fai qualcos’altro
se prima devi leggerlo a tua moglie
o alla tua ragazza o al tuo ragazzo
o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno,
non sei pronto.
Non essere come tanti scrittori,
non essere come tutte quelle migliaia di
persone che si definiscono scrittori,
non essere monotono o noioso e
pretenzioso, non farti consumare dall’autocompiacimento
le biblioteche del mondo
hanno sbadigliato
fino ad addormentarsi per tipi come te
non aggiungerti a loro
non farlo
a meno che non ti esca
dall’anima come un razzo,
a meno che lo star fermo
non ti porti alla follia o
al suicidio o all’omicidio,
non farlo
a meno che il sole dentro di te stia
bruciandoti le viscere,
non farlo.
Quando sarà veramente il momento,
e se sei predestinato,
si farà da sè e continuerà finchè tu morirai o morirà in te.
Non c’è altro modo
e non c’è mai stato.
(Charles Bukowski)
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Dello stesso autore:
– I furbi
– Sii gentile
– Autoinvitati
– Le parole
– Attraversa l’anima
Ciao Chiara, è da un po’ che non mi faccio sentire. Sono rimasto davvero senza parole di fronte allo scritto di Bukowski che hai riportato, ma non solo per la forza con cui viene affermato l’amore vero per la scrittura, neanche per la verità delle sue parole, più che altro… perché fino all’ultima riga ero sicuro che fossi stata tu a scrivere il tutto. Dalle interviste che ogni tanto rilasci (non ultima quella a Matteo Zapparelli) trapela sempre quanto il tuo pensiero sia vicino a quello del citato Bukowski. Ma a questo punto non posso fare a meno di rivolgere a me stesso la domanda più crudele: dovrò abbandonare anch’io ogni sogno, oppure iniziare a darmi da fare? Talvolta credo di sentire proprio che qualcosa stia morendo in me, ma sarà poi vero? Chissà…
saluti Daniele
P.S. = E’ sempre un piacere tornare a trovarti, c’è sempre qualche bella sorpresa ad aspettarmi fra tuoi articoli.
Ciao Daniele,
sì, la domanda crudele che ti sei fatto dovrebbe farsela ogni aspirante scrittore. Capire cosa si vuole ottenere da quello che nasce come un bisogno spontaneo (la scrittura in questo caso), è il primo, importante passo.
Non lasciare che muoia qualcosa in te… se ci credi davvero, impegnati con tutto te stesso, rischia, mettiti in gioco; ne varrà la pena!
Anche per me è un piacere ritrovarti qui, e sono contenta di smuovere qualcosa con quello che scelgo di pubblicare come post. 🙂
Questo scritto di Bukowski è davvero eccezionale e commuove sempre,grazie a Chiara per averlo riproposto. Un vero scrittore è quello che non sa di esserlo, è quello che scrive per sognare e non per vivere, è quello che non dorme di notte e fantastica un mondo immaginario, è quello che grida nel silenzio della normalità.
Grazie Chiara!
Per me è un piacere smuovere qualcosa con le poesie che scelgo di pubblicare o con i post che scrivo. 🙂
Concordo: il vero scrittore scrive per sognare, fantastica su un mondo immaginario, grida nel silenzio della normalità. Fa anche molto altro, ma sicuramente non scrive per la fama, né per i soldi…
scrivere e come l’alcolista che beve sempre di più per dimenticare le sue frustazioni.
Non sono d’accordo, scrivendo non si fa alcun danno al proprio organismo, semmai si fa del bene!
per scrivere non devi pensare. lo fai solo per correggere…
quando leggo un buon libro il mio cuore accellera i suoi battiti e così succede mentre scrivo. a volte mi sembra di essere guidata da un entità che mi sussurra i suoi pensieri, le sue vite passate e future all’orecchio.
i romanzi che scrivo nascono sempre dai miei sogni…
i romnazi che scrivo riempiono i miei pensieri…
non importa se poi verranno apprezzati, importa che ti abbiano reso la vita più bella da vivere…
Concordo con l’idea di una scrittura istintiva, quindi fatta di sensazioni più che di pensieri. Io scrivo così! 🙂
sogni, pensieri, frustrazioni da sfogare… i libri nascono da molte cose.
Mi viene in mente anche questa poesia di boris vian
uno di più
uno senza ragione
ma poiché gli altri
si pongono le domande degli altri
e rispondono loro con le parole degli altri
che altro fare
che scrivere,come gli altri
ed esitare
e ripetere
e cercare
e ricercare
e non trovare
e annoiarsi
e dire che non serve a niente
sarebbe meglio guadagnarsi da vivere
ma la mia vita,ce l’ho,io,la mia vita
non ho bisogno di guadagnarla
non è un problema per niente
la sola cosa che rimane
e tutto il resto, i problemi
ma essi sono tutti già posti
essi si sono tutti interrogati
sui minimi argomenti
allora a me cosa resta
essi hanno adoperato tutte le parole comode
le parole belle per fare discorso
quelle spumeggianti,quelle calde, le grosse
i cieli,gli astri,i lampioni
e queste bestione molli delle onde
arrabbiate scavano le rocce rosse
e pieno di tenebra e di urla
e pieno di sangue e pieno di sesso
pieno di ventose e di rubini
allora a me cosa resta
bisogna domandare senza rumore
e senza scrivere e senza dormire
bisogna che io cerchi per me
senza dirlo, neppure al portiere (…)bisogna che mi ficchi
un tronco nelle narici
contro una uremia al cervello
e che io veda scorrere le mie parole
essi si sono tutti interrogati
io non ho diritto alla parola
essi hanno preso tutte quelle splendenti
essi sono installati là in alto
dove è il posto dei poeti
con delle lire a pedale
con delle lire a vapore
con delle lire a otto vomeri
e dei pegasi a reazione
non ho il piu piccolo soggetto
non ho che parole più vili
tutte le parole meno tutte quelle fiacche
io non ho più che mi io le la i
io non ho più che di cui chi che che cosa
c’è,lei e lui,che loro noi voi nè
come volete che io faccia
un poema con queste parole?
ebbene tanto peggio non lo farò
boris vian (1951)
Ciao Mauro
e grazie del contributo. Poesia interessante. 🙂